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Fossato di Vico Alto

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Fossato di Vico Alto

Fossato di Vico Alto è un piccolo borgo medievale della provincia di Perugia.
Le antiche costruzioni in pietra, i vicoli stretti e suggestivi, contraddistinguono questo borgo arroccato su una collina e circondato da lussureggianti boschi di macchia mediterranea.

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La presenza umana nel territorio di Fossato di Vico è molto antica e risale presumibilmente al II millennio a.C., durante l’età del bronzo.

Luogo di scambi commerciali per Umbri, Piceni e altri popoli dei versanti Appenninici, nel III-II secolo a.C. venne colonizzato dai Romani, e prese il nome di “Helvillum”.

La costruzione, nel 220 a.C. circa, della via Flaminia, decretò Helvillum come importante insediamento. In seguito alla caduta dell’Impero Romano il villaggio venne distrutto e ricostruito in una posizione più dominante col nome bizantino di Fossaton (fortificazione). Il “di Vico” fu aggiunto nel 1862 dopo l’Unità d’Italia.

Fossato di Vico, ancora oggi come nel passato, è terra di confine e di passaggio tra le due realtà regionali dell’Umbria e delle Marche.

Fossato Alto è ricca di edifici, abitazioni e opere di architettura urbanistica risalenti all’epoca medievale. Come le Rughe, vie coperte con volte in pietra a tutto sesto create con funzione prevalentemente difensiva. Sono ancora visibili gli archi che le sorreggono e le feritoie da cui prendono luce.

La piazza principale è sovrastata dalla Torre pubblica che nel Medioevo aveva la funzione di scandire il tempo attraverso il suono manuale della campana. Era utilizzata anche per le più varie segnalazioni

Tra le chiese presenti a Fossato quella più antica è la chiesa di San Pietro, eretta in origine a monastero dei monaci camaldolesi e precedente alla costruzione del Borgo.

Nel borgo è presente ancora il “Forno del pan venale”, in funzione fino agli anni della prima guerra mondiale. Le famiglie andavano a macinare grano al molino e le massaie facevano il pane in casa.

Curiosità:
Le tradizioni della cucina di Fossato di Vico trovano le proprie radici nella cultura contadina e nei suoi usi legati alle stagioni e alle ricorrenze religiose. Diffusa era la credenza che la notte tra il 1 e il 2 novembre i morti tornassero a casa per mangiare, perciò i contadini apparecchiavano con un piatto in più e una candelina, a lato, che doveva illuminare il ritorno dei cari defunti.

Tipico prodotto novembrino, il castagnaccio veniva fatto raffreddare, fumante sulla tavola, vicino ai cosiddetti “marroni matti” dei quali, secondo la tradizione, era sufficiente metterne in tasca due per essere preservati da influenza e raffreddore.
Molte popolazioni rurali hanno basato molti secoli della loro esistenza sul castagno, tanto che sono arrivati a chiamare il castagno “albero del pane”. Le castagne sono state una risorsa alimentare primaria per le popolazioni più povere che vivevano in montagna o nelle zone limitrofe. Per fare il pane, spesso, si aggiungeva un po’ di farina di castagne (meno preziosa ma più nutriente).

Tra le festività più importanti di Fossato di Vico troviamo la Festa degli Statuti che, festeggiata per la prima volta nel 1996, viene riproposta annualmente in tre giorni consecutivi l’ultimo dei quali coincide sempre con la seconda domenica di maggio. L’evento rievoca la pubblicazione degli Statuti Medioevali Fossatani, tra i più antichi dell’Umbria.

L’11 novembre invece si festeggia San Martino, uno dei santi più celebri fin dal Medioevo, perché a lui sono connessi tanti detti, proverbi, riti, usanze e tradizioni gastronomiche in molti luoghi dell’Europa. Oltre a essere il protettore dei militari, lo è anche dei pellegrini. Il giorno di San Martino è dedicato all’assaggio del primo vino novello dell’anno, accompagnato dalla degustazione delle tipiche caldarroste. L’evento “Cantine di San Martino”, un appuntamento all’insegna del vino novello e d’annata e dell’ottima cucina tradizionale, si snoda per tutto il centro storico e, dal 1996, si è arricchita di un ulteriore appuntamento, la gara del vino novello e del vino d’annata, valutata da una commissione di famosi esperti del settore.

 

Fonte testi: A Zonzo e borghiautenticiditalia
Foto: A-Zonzo

 

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